La tradizione dei fiori di carta inizia in Bucchianico negli anni moderni.
Lavoro di “artigianato votivo” prettamente femminile, per mesi durante le sere d’inverno, generazioni di donne si riuniscono nelle case di contrada e dalle loro abili mani prendono magistralmente vita i fiori in carta crespa.
Per realizzarli vengono usati solo un’anima in ferro filato, spago e colla vinilica.
Nella domenica che precede il 25 maggio, durante la sfilata delle Some di Sant’Urbano, a memoria di una vittoriosa contesa militare, le Pacchianelle si muovono a piedi dalla campagna verso il paese portando in testa dei canestri, non solo ricolmi dei fiori ma anche di donativi.
Nell’ illustrazione a parete sono rappresentati i principali simboli che contraddistinguono La Festa dei Banderesi di Bucchianico.
Al centro della scena sono raffigurati la Banira (porpora) che rappresenta il Comune e lo Stendardo (azzurro) che rappresenta la Chiesa. Issate su aste di oltre quattro metri, nei giorni di festa vengono fatte danzare dai Banderesi al ritmo di saltarella, non sono quindi state rappresentate statiche, ma è facile immaginarvi sotto la popolazione di Bucchianico che le fa muovere, l’intenzione è quella di evocare il senso di una festa viva, partecipata nell’attuale e nel contemporaneo. Tra le due bandiere è raffigurato il cappello con il Pennacchio (simbolo di appartenenza al gruppo dei Banderesi) confezionato a mano dalle donne; festoni di piume di gallina colorate che viene lanciato in aria durante le danze. Ai quattro lati della composizione ci sono i Ramajètti, mazzolini di piccoli garofani tigrati che il Sergentiere appunta sul petto dei Banderesi come segno di comparatico e buon auspicio. Fanno da corollario le rose, il fiore per eccellenza del mese di maggio, papaveri e grano maturo, alludendo alla materia prima con la quale verrà realizzato il Pane Benedetto. A terra, decontestualizzati dai canestri e riportati nella loro dimensione naturalistica, un giardino di fiori colorati e ben 279 ciuffetti di erba in carta crespa.